SPAZIO CULTURALE DEPOSITOMELE
18-19 settembre / Personale di Geraldina Khatchikian
ven 18 set
|Depositomele
Orario & Sede
18 set 2020, 18:00 – 19 set 2020, 21:00
Depositomele, Via Carlo Ilarione Petitti 11, 20149 Milano MI, Italia
Ospiti
Info sull'evento
Emotional processing. L’astrattismo di Geraldina Khatchikian di Francesca Bardazzi
L'ARTISTA
Geraldina Khatchikian, nata a Bologna nel 1992 da madre italiana e padre armeno, ha un curriculum di studi internazionali, dallo IED di Milano al Sotheby’s Institute di New York. Dopo un periodo passato a Londra, da tre anni vive e lavora a Milano.
Nelle sue tele la preziosa cromia si fonde con l’arte del gioiello, derivata dalla famiglia di origine, per dar vita a un astrattismo emozionale.
“Le mie tele sono astratte, rappresentano le mie emozioni, quando prendo il pennello e comincio a dipingere non so cosa voglio fare, né che colori userò, quando finisco rimango stupita anch’io. Vorrei che le persone, davanti al mio quadro, percepissero la mia emozione e ne provassero una loro, anche in totale contrasto con la mia”.
LA SUA ARTE
L’atto creativo non è premeditato, per Geraldina Khatchikian dipingere è un “Emotional process”, per citare il titolo di una sua tela, verso la conoscenza di se stessa. Il tempo di realizzazione è breve: insegue l’emozione, l’idea che passa e se ne va. Il fine è offrire un’immagine legata al proprio vissuto, da cui l’osservatore non sia escluso: “Desidero che le persone percepiscano la mia emozione e ne possano provare una loro, anche diversa dalla mia”. Di qui la scelta di attribuire ai quadri dei titoli (esclusivamente in inglese: le vengono “per automatismo”) introspettivi, ispirati a esperienze personali, nell’intento di stabilire un filo di comunicazione con l’osservatore, lasciandolo, tuttavia, libero di interpretare. La musica gioca un ruolo importante nel processo creativo, una musica che richiama i rumori della natura, altra costante presenza nelle opere di Khatchikian: una natura che, senza premeditazione, si trasforma in soggetto del quadro.
APPROFONDIMENTO SULL'ARTISTA
La decisione di intraprendere la carriera di pittrice non è stata facile. Nello sconfiggere la paura di accettarsi come artista, l’ha aiutata la condivisione con le colleghe incontrate durante lo stage a New York nel 2018. Dipingere è per lei una forma di “Art Therapy” che, negli anni, l’ha guidata ad affrontare la vita. In questo percorso la scelta dell’astrattismo è arrivata in modo naturale dalla sua indole un po’ ”selvaggia” che non ricerca la perfezione dei dettagli del disegno. I riferimenti all’Informale, all’Espressionismo Astratto, all’Action Painting rispecchiano il metodo di Geraldina: sebbene ammetta di essere in debito con quei movimenti, si rende conto di averli assimilati solo quando il quadro è finito.
Lo stesso approccio si trova nel rapporto con l’oreficeria, “un affare di famiglia”, di una famiglia che lavora nel settore da decenni: “Il gioiello è sempre stato dentro di me”, afferma. Parlando dei suoi anelli, riconosce come dagli errori possano nascere nuove idee e forme, dall’imperfezione la perfezione dentro di noi.
Geraldina è una sperimentatrice:
ha cominciato nel 2017 con acquerelli di piccole dimensioni, frequentando i laboratori di pittura Alessandra Bruno. Poi ha mescolato l’ acquerello con l’acrilico, per passare a pennello e spatola.
L’evoluzione pittorica è andata di pari passo con l’acquisizione delle tecniche dell’oreficeria: colorazione del gioiello e applicazione degli smalti sui metalli. Il legame e gli scambi tra le due arti sono fortissimi. Nella realizzazione degli anelli usa il metodo empirico tratto dalla pittura, senza disegni preparatori. Mentre nei quadri applica con le mani la foglia d’oro sulla tela. Ne è nata una serie di opere, esposte nel gennaio 2020 nella gioielleria di famiglia, Giulio Veronesi, a Bologna.
Un sottile imprevedibile filo d’oro si intreccia con i colori smaltati che percorrono le tele dai toni brillanti, armoniosamente accostati (“Breathless” o il grande “Follow your heart”): l’artista vede in questi segni un riferimento alla sinuosità del corpo femminile, quasi un filo della vita.
Fra colpi di spatola e grumi di colore Geraldina crea dei “mosaici astratti” ricchi di significato e di emozione. Ogni volta un esercizio su nuovi accostamenti di tonalità: gialle, blu, verde acqua, bianco e rosa, come nell’ultimo in ordine di tempo, “Peace amidst Chaos”, dipinto nell’aprile di quest’anno.
Nel futuro di Geraldina la pittura rimane l’arte “guida”.
n questo momento sta sperimentando il passaggio alla moda attraverso la pittura. Lo stilista di riferimento è Alexander McQueen. Anche lei utilizza il tessuto come supporto su cui dipingere un’immagine astratta: acrilico, manualità, dripping caratterizzano una serie di giacche, shopping bag e magliette. La t-shirt si fa quadro e, come racconta, “ti porti addosso nella quotidianità le emozioni suggerite dalla tela”. Quasi un tatuaggio, ma trasformabile e sostituibile.
Francesca Bardazzi
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